Spesso sigle, acronimi o termini inglesi sono facili da ricordare, anche se di non immediata comprensione: non è questo il caso. Il termine “whistleblowing”, che può essere correttamente tradotto come denuncia, viene introdotto nel mondo anglosassone con lo scopo di definire quei soggetti che vengono a conoscenza di comportamenti potenzialmente illegali, fraudolenti, border limit o, in generale, pericolosi dal punto di vista legale per un’azienda, o qualsiasi tipo di attività produttiva, e che, per tutelare la stessa attività, prendono coraggio e si assumono la responsabilità di portare a conoscenza di chi la gestisce (il C.d.A., il titolare, un socio, un amministratore, chiunque abbia ruoli gestionali e di direzione), con tanto di fonti di prova oggettiva, di situazioni potenzialmente esplosive, dal punto di vista legale, per l’azienda o l’attività.

Chi sono questi “soggetti”? Chiunque abbia una qualsiasi forma di relazione con l’azienda o l’attività (per questo motivo vengono definiti, sempre dal mondo anglosassone, “stakeholder”, ossia “parti interessate”), quindi semplici dipendenti, manager, responsabili di livelli intermedio, ma anche consulenti, fornitori, collaboratori, azionisti e pure clienti, e che venga a conoscenza di comportamenti critici che potrebbero diventare illegali e, quindi, estremamente pericolosi per l’attività.

Perché lo fanno? Per tutelare tutti, se stessi ma, soprattutto, ed in primis, l’attività produttiva stessa. Proprio per questo i soggetti che, potenzialmente, possono assumere il ruolo di “whistleblower” sono tutti (gli stakeholder): chiunque di questi ha interesse affinchè l’attività non finisca nei guai.

Ma conviene all’attività produttiva organizzarsi per il whistleblowing? Ovviamente! Una legge (il D.Lgs. 231/2001) tutela significativamente le imprese/attività produttive che si dotano di opportuni strumenti, tecnici ed organizzativi, per garantire che il denunciante possa, liberamente ed anonimamente, effettuare la segnalazione e mettere l’attività nelle condizioni di potersi difendere e salvaguardare, a vantaggio, appunto, di tutti gli stakeholder.

Organizzarsi tecnicamente cosa significa? Significa dotarsi di una piattaforma tecnologica che sia in grado di garantire l’anonimato del whistleblower, mettendolo in contatto con le figure interne dell’azienda che hanno lo scopo di approfondire gli elementi portati a supporto della segnalazione, svolgere le conseguenti indagini e prendere provvedimenti (di ogni genere, comprese denunce penali). Il servizio basato sulla piattaforma open source sviluppata da Globaleaks (https://www.globaleaks.org/) consente di mettere a disposizione uno strumento, conforme ai requisiti di protezione dei dati previsti dal GPDR, che permette all’attività produttiva di tutelarsi legalmente nei confronti di comportamenti potenzialmente critici e fornire, se necessario, prove valide anche in sede penale.

Per info: m.marchi@marcomarchi.eu